[Sardegna Digital Library - Trinità d'Agultu e Vignola]
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Chiesa della Trinità
Edificata nei primi anni del Settecento, da uno dei tanti contrabbandieri che in quel periodo trafficavano con la vicina Corsica. Anche la statua della Trinità fu importata dalla Corsica.
La chiesa della Trinità fu costituita parrocchia rurale nel 1813, su pressione dell'autorità sabauda che vedeva nella creazione di nuove parrocchie la possibilità di aggregare in un nucleo stabile, tutti i pastori che vivevano nei numerosi stazzi e cussorgie, e che normalmente sfuggivano ai loro doveri di onesti cittadini e contribuenti.
L'edificio, con il passare del tempo, ha subito diversi restauri ed ampliamenti che hanno trasformato in maniera totale il primitivo impianto di piccola cappella rurale. Fra i più importanti la costruzione dell'odierno campanile, avvenuta nei primi del Novecento ed il restauro conservativo del 1984 che ha portato l'interno dell'edificio al suo attuale arredo. La vecchia chiesa, oltre alla funzioni religiose, è sede talvolta di avvenimenti culturali di notevole portata, quali la rassegna musicale "Orfeo Cinto di Mirto" e mostre d'arte fra le quali si ricordano: le incisioni di Dürer (1997), Rembrandt (1998), Chagall e Dalì (1999), ricasso (2000).
All'interno della chiesa sono custoditi i simulacri di Santa Barbara e Sant'Orsola, provenienti dalle omonime cappelle diroccate nei pressi del centro abitato.
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LE CHIESE CAMPESTRI
Una delle caratteristiche rilevanti del Comune di Trinità d'Agultu e Vignola è la presenza di numerose chiese campestri, costruite, per la maggior parte, non più di due secoli fa, dai numerosi pastori che stazionavano nella regione. I loro nomi richiamano alla memoria storie di fuorilegge e contrabbandieri, nonché di faide, la più famosa delle quali fu immortalata, alla fine dell'Ottocento, dallo scrittore sassarese Enrico Costa nel suo romanzo Il Muto di Gallura.
Sono state edificate tra il Settecento e l'Ottocento o per ex voto o più certamente perché esse costituivano all'epoca un sicuro rifugio per qualche latitante, ricercato dalla giustizia. Vigeva allora il cosiddetto diritto d'asilo, per il quale quando un fuorilegge braccato dalle forze dell'ordine, riusciva a rifugiarsi in una chiesa o altro luogo sacro non poteva essere catturato e da lì poteva aspettare comodamente l'arrivo di eventuali rinforzi.
Sant'Antonio di Li Colti
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Fra le chiese campestri più conosciute e frequentate attualmente vi è quella di Sant'Antonio da Padova, in località Li Colti. Ad essa si arriva tramite una deviazione sulla Provinciale per Aggius, a circa due chilometri dal paese di Trinità. La deviazione è segnalata da apposito cartello. Si prende a sinistra per la borgata rurale di Nigolaeddu e da lì, percorrendo una strada stretta e tortuosa fiancheggiata da una buona vegetazione, svoltando ancora a sinistra poco prima del ponticello quasi alla fine della discesa, dopo dieci minuti, si arriva ad un'ampia vallata circondata da alcuni rilievi collinari, al centro della quale spicca la sagoma della chiesetta rurale. La località, che durante l'anno è frequentata per lo più dai proprietari terrieri della zona e da cacciatori di passaggio, diventa molto animata nei giorni della festa che cade il 13 giugno. Essa è preceduta dal Vespro (lu 'èsparu) la sera del giorno precedente. Dopo la breve cerimonia religiosa, viene offerta ai presenti una cena costituita da uno spezzatino a base di frattaglie ovine e bovine (la busecca) con l'aggiunta di patate, cucinate in grossi paioli di rame. Segue l'immancabile formaggio, ovviamente il tutto annaffiato dai corposi vini del luogo. Il giorno dopo, il menù del pranzo è costituito dalla caratteristica suppa locale e dal lesso di pecora. Per contorno verdure di stagione e dolci tipici. Non mancano ovviamente i personaggi caratteristici di tutte le sagre paesane: venditori di torrone, bibite e altri prodotti tipici sardi, e qualche musicista estemporaneo per rallegrare i convenuti.
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L'organizzazione di tutta la manifestazione è riservata alle cosiddette putitturii o suprastantìe costituite ciascuna da alcune decine di soci (putittori), fra i quali ogni anno vengono estratti a sorte coloro che dovranno provvedere alla realizzazione della festa.
Ciascuna associazione, che dispone di uno stendardo personale (bandéra) e di una propria casa, provvede in modo autonomo ad organizzare il pranzo presso il loro pultigali.
I finanziamenti per l'impresa vengono, sia dalle quote versate da ogni socio, e stabilite di anno in anno, sia da offerte in denaro da parte dei convenuti alla festa. Tali associazioni provvedono spesso anche ad eventuali restauri della chiesetta.
Quanto sopra descritto sulle manifestazioni per la festa di Sant'Antonio, vale anche per le altre feste campestri della zona che, tuttavia sono meno frequentate.
San Michele di Monte Cùccaru
Ci si arriva dalla strada di Li Còlti. Superata la frazione di Nigolaéddhu, anziché prendere la strada per San'Antonio, si continua in direzione degli stazzi di Ghjasèppa Candéla e Tarrapadéddha. Arrivati in quest'ultima località si prende una breve stradina in ripida salita al termine della quale, quasi all'improvviso, appare l'edificio sacro.
Il monumento risalirebbe alla prima metà del Settecento, quando la zona era frequentata da numerosi ricercati per motivi politici e delinquenti comuni che avevano stabilito il loro quartiere generale nelle impervie contrade del vicino Monte Cùccaru. Uno di questi trafugò la statua di San Michele da una chiesa esistente nei pressi del centro abitato di Viddalba, la portò con se ed edificò la chiesetta nel suo territorio, allo scopo di potersi rifugiare in essa qualora inseguito dalla giustizia sabauda. La festa ha luogo l'8 di maggio.
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San Pietro Martire
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A breve distanza dal centro abitato di Trinità d'Agultu. La si raggiunge prendendo una deviazione sulla sinistra, segnalata da apposito cartello, sulla strada che porta alle frazioni di Paduledda-Isola Rossa, poche centinaia di metri appena dopo le ultime case del paese.
L'impianto della chiesa risalirebbe ai primi dell'Ottocento, allorquando alcuni pastori della regione di Agultu trafugarono il simulacro di San Pietro Martire da un'antica chiesa situata nei pressi di Santa Maria di Vignola.
Nelle nicchie dell'altare, edificato secondo i canoni tipici delle chiese campestri della Gallura, sono custoditi i simulacri di altri quattro santi. Attualmente però, solo di tre di loro si celebra la festa: San Pietro, il 29 aprile, San Pancrazio, il 12 maggio, San Francesco il 4 ottobre.
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San Giuseppe di Cugurenza
Per raggiungerla, si prende una strada sterrata, segnalata da cartello, sulla provinciale per Aggius, poco dopo l'uscita da Trinità. La chiesa sorge su di un altopiano, a circa 650 metri d'altitudine, in una zona molto panoramica. Sarebbe stata edificata al principio dell'Ottocento, per ex voto, da una famiglia di pastori che risiedevano nella zona.
La festa si celebra il 19 marzo.
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ISOLA ROSSA
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Antico borgo di pescatori, formatosi nei pressi di una torre spagnola del Cinquecento. Prende il nome dal caratteristico isolotto granitico, distante circa 400 metri dalla terraferma. Aperto al turismo sin dagli anni Cinquanta, il paese conta numerose strutture ricettive, per la maggior parte costituite da residence e seconde case anche se non mancano le strutture alberghiere. La località conta due spiagge fra le più belle della Sardegna, conosciute per la loro sabbia bianca e finissima e per i suoi bassi fondali dall'acqua trasparente e cristallina, splendidamente incorniciate da rosse scogliere. Attualmente è in dirittura d'arrivo la costruzione del moderno porto turistico. La zona è rinomata per il particolare pregio della sua gastronomia di mare, che si può apprezzare nei numerosi ristoranti della località.
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TORRE SPAGNOLA
Edificata intorno al 1595 (secondo altre fonti 1578) la torre spagnola di Isola Rossa si erge su un promontorio ad una altezza di circa 35 metri sul livello del mare. Costruita principalmente allo scopo di difendere le zone costiere dalle frequenti incursioni dei pirati saraceni, nei secoli successivi assolse anche il compito di impedire, o quanto meno di limitare, i traffici clandestini fra la Sardegna e la Corsica. All'ombra della sua possente mole cilindrica si svolsero alcuni fatti di rilievo per la storia della Sardegna. In primo luogo la cattura del Marchese di Cea, nel 1672, il quale attirato a
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tradimento in Sardegna, dalla Francia, dove si trovava in esilio, fu preso assieme ad altri suoi compagni di sventura, portato a Cagliari dove, dopo un sommario processo, fu consegnato nelle mani del boia; uguale sorte toccò ai seguaci dell'Alternos Giovanni Maria Angioy, che la conquistarono, nel giugno 1802, durante il fallito tentativo di importare in Gallura le idee ed i principi della Rivoluzione Francese.
Attualmente il monumento, che versa in buone condizioni statiche, non è facilmente visitabile all'interno, in quanto l'unico ingresso si trova ad una altezza di circa 5 metri dal suolo. I provetti arrampicatori che avranno la capacità di salire fino al terrazzo superiore potranno godere di un panorama unico: tutto il Golfo dell'Asinara a sud-ovest, mentre a nord lo sguardo spazia fino alle coste della Corsica dove, nel lato sud-occidentale si può scorgere la similare Torre di Roccapina, celebre per il suo Leone, costruita all'incirca nello stesso periodo.
La Spiaggia Longa
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Delimitata dalle scogliere di Li Bicchi Russi da un lato e da quelle in prossimità del belvedere dall'altro, è la spiaggia principale di Isola Rossa; la più frequentata in quanto a ridosso delle case del centro abitato. È chiamata anche spiaggia di Funtana 'èccia, in quanto, al centro di essa, vi era una sorgente naturale di acqua.
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La Spiaggia di La Marinedda
A nord est del centro abitato di Isola Rossa, da dove ci si arriva prendendo una deviazione a sinistra appena dopo le ultime case del villaggio. Contornata da scogliere di rosso granito e da un mare dalle tonalità verde smeraldo la spiaggia è costituita da bianche dune di sabbia. La zona era frequentata nei secoli scorsi da bande di contrabbandieri che avevano i loro scali nelle vicine Cala Calboni, Cala Falza, Li Scalitti e Punta Canneddi.
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La Conca di Li Fati
Domus de janas (lett. Casa delle Streghe), è il nomignolo, di origine popolare, entrato anche nel linguaggio scientifico ufficiale, con il quale, in tutta la Sardegna, sono indicate le caverne preistoriche scavate nella roccia, risalenti al Neolitico, ed usate come luogo di sepoltura dei morti. L'appellativo deriva dalla superstizione popolare che vedeva in esse delle abitazioni di minuscoli esseri, dotati di poteri magici, quali appunto folletti o fate. Al diffondersi di questa convinzione ha sicuramente contribuito la struttura delle stesse tombe, tendenti a riprodurre, nei minimi particolari, quella che era la "casa dei vivi", quasi a voler rappresentare una continuità tra la vita terrena e quella dell'aldilà. Il loro areale di diffusione comprende però tutta la Sardegna, con la sola eccezione della Gallura, dove il fenomeno è praticamente inesistente. In questa regione prevale il circolo megalitico, per certi versi un antenato del dolmen. Una eccezione è costituita da una grotta artificiale nei pressi di Isola Rossa, chiamata dalla gente del luogo "Conca di li Fati" (lett. Caverna delle streghe). Scavata nella dura roccia granitica rossastra tipica della zona, presenta due vani, con l'unico ingresso rivolto a mezzogiorno. È raggiungibile agevolmente dal centro abitato prendendo la strada per Paduledda-Trinità; superata la salita dopo il bivio per La Marinedda, lasciata l'auto in corrispondenza delle abitazioni sulla destra, si inforca un sentiero ben definito che, dopo circa cento metri, porta ad un cancello, superato il quale, dopo altri cinquanta metri ed un ulteriore cancello, in mezzo agli alberi si trova la tomba preistorica.
Nuraghe Bastianazzu
Il nuraghe Bastianazzu, più conosciuto come nuraghe Paduledda, sorge in prossimità del mare lungo il tratto di costa ad ovest di Isola Rossa. L'edificio data la sua posizione, in cima ad una collina, con ampia visuale panoramica sul territorio, farebbe pensare ad una struttura di avvistamento collegato con altri nuraghi, fino a non molto tempo fa esistenti nella zona e dei quali oggi non rimane alcuna traccia, se non nella toponomastica o nelle vecchie mappe topografiche. In realtà la tipologia della costruzione fa pensare ad un qualcosa di più complesso che non una semplice postazione di vedetta. L'opera muraria è nel tipico granito della zona, con grossi massi appena sbozzati, disposti in maniera irregolare e rinzeppati con pietre più piccole, onde assicurare un buon equilibrio statico. La costruzione ha pianta grossolanamente ellittica. L'unico ingresso, con architrave, è situato a mezzogiorno. Superata l'imboccatura, sulla sinistra la situazione non è ben decifrabile a causa di un crollo parziale della struttura. Non è improbabile una scalinata che portava ad un terrazzo. L'atrio d'ingresso, tramite una apertura trapezoidale, con architrave e piccola finestrella di scarico, va a sfociare nel salone principale che, a causa dei crolli ha perduto la sua cupola a tholos. Lateralmente sono presenti delle cellette, delle quali non si riesce a capire la loro struttura ed ampiezza, in quanto ripieni di materiale di crollo. Del nuraghe Bastianazzu, non essendo stato oggetto di studio dettagliato, è difficile ipotizzare una sua collocazione temporale nel quadro della civiltà nuragica. L'edificio è facilmente raggiungibile dal centro abitato di Paduledda prendendo la strada per La Scalitta e seguendo le indicazioni segnaletiche che portano al ristorante tipico Lu Naragu, dal quale il monumento è facilmente visibile.
VIGNOLA - E' la denominazione data al vasto territorio, attraversato dal fiume omonimo. La regione presenta alcune zone interne di particolare pregio ambientale come la maestosa foresta di Zincu Denti, zona selvaggia per antonomasia, o la bella spiaggia di Cala Sarraìna. Di particolare pregio i vigneti della zona che, tra i tanti prodotti, danno un rinomato vermentino che si sposa in maniera splendida con i tradizionali piatti a base di frutti di mare o pesce pregiato catturato nel pescosissimo mare vignolese.
Cala Sarraìna
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Nel litorale vignolese, formata da una insenatura che racchiude una spiaggia di sabbia bianca e finissima. La si può raggiungere prendendo la deviazione dalla provinciale, opportunamente segnalata da cartello. La caletta ha da sempre costituito un porticciolo naturale per i pescatori della zona. Interessante la flora costiera nei pressi dell'insenatura.
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Chiesa di San Giovanni Battista di Lu Colbu
Li vignulesi si no hani svariu
hani vuttatu di fa' un dissignu…
…senza nascivi nisciun intelvariu
hani dippintu un prinzippiu benignu…
la'ntinzioni di li vignulési
è di fassi la 'jésgia illu cuìli…
…hani fattu li cònti e sò intési
di'ntrì a frabbiga' primma d'abbrìli…
Sono alcuni versi, attribuiti al rimatore locale Giovanni Maria Peru (1879-1926), improvvisati allorquando, circa ottanta anni fa, si formò un comitato che doveva provvedere ad edificare una chiesetta campestre, intitolata a San Michele, nella regione di Vignola e precisamente in Li 'Accagghji. Le cose andarono un poco diversamente dal previsto, in quanto la chiesa venne costruita qualche anno dopo nella regione Lu Colbu e fu dedicata a San Giovanni Battista. Grazie all'opera di privati, che donarono il terreno per la cappella e l'area della piazza, e con l'intervento pubblico, che fornì le risorse finanziarie per il resto, la chiesa venne inaugurata nel settembre 1932. La struttura dell'edificio, tipica delle chiese costruite durante il Ventennio, non presenta elementi architettonici di rilievo. Molto interessante invece la sua dislocazione in mezzo ad alberi di leccio che forniscono un'ottima ombra per coloro che partecipano alla festa che si svolge il 23 e 24 giugno. Oltre i tradizionali riti religiosi, le manifestazioni civili comprendono i riti gastronomici tipici delle feste campestri galluresi, quali la cena a base di trippa, la sera del Vespro, ed il pranzo con suppa e lesso di carne il giorno successivo, accompagnati da serate musicali e balli tradizionali. La festa viene ripetuta a settembre, però soprattutto a carattere religioso, istituita per un ex voto fatto da un reduce dai campi di concentramento della Seconda Guerra Mondiale. L'organizzazione è affidata ad un comitato permanente di 45 soci, tutti abitanti del luogo.
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Chiesa di Santa Maria di Vignola
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Chiesa di impianto molto antico. Fonti storiche attestano la sua esistenza sin dal Medio Evo. Nei suoi pressi è segnalata la presenza di un monastero benedettino. La festa si celebra a metà maggio e l'ultima domenica di agosto.
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Chiesa di Santa Maria Bambina
Di costruzione recentissima, nella frazione di Paduledda, con annesso centro sociale. La festa si svolge l'8 di settembre (dal 1991).
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